3 aprile 2013 | Graziano Giacani
Com’è fatto il miglior pack del mondo?
Secondo Bruno Munari le caratteristiche che deve avere una confezione per poter proteggere, distinguere, esaltare e raccontare il prodotto contenuto sono diverse. Per descrivere tali caratteristiche al genio di Munari è stato sufficiente descrivere in un libricino (Good design – Scheiwiller / 1963) 2 packaging perfetti.
Cosa? Un’arancia ed un pisello. Interessante, provocatoria e ironica. La descrizione dei due “naturalissimi” pack da parte di Munari è curata nei minimi dettagli. Il lavoro del “designer” è estremamente tecnico e la descrizione delle caratteristiche delle due “confezioni” sottolinea le peculiarità della forma e dei colori che rendono subito riconoscibili e visibili i due particolari “prodotti”. Affascinanti le descrizioni sul ruolo protettivo del materiale d’imballo (la buccia) e sulla facilità di utilizzo del prodotto grazie ai vari “monodose” interni (gli spicchi o baccelli) che consentono di gustare al massimo il contenuto. E fra i pack “tradizionali”?
A mio parere uno degli esempi che più si avvicina alla perfezione descritta da Munari è la bottiglia di vino, capace di dare una forma e di rappresentare tutti i valori del prodotto contenuto, sempre svolgendo il proprio compito: trasporto e non alterazione
La bottiglia è la migliore soluzione per esaltare il lavoro in vigna e in cantina, per raccontare il territorio e le sue tradizioni, per farsi notare fra i prodotti competitor e per conquistare i possibili consumatori. La cosa importante per la progettazione di una bottiglia di vino è avere sempre la visione dell’insieme e non concentrarsi sui singoli elementi. L’etichetta va pensata posizionata sulla bottiglia piena con la capsula inserita, va valutata osservandola da lontano, da vicino e prendendola in mano. Il colore dei riflessi del vino e del vetro, il posizionamento e la forma dell’etichetta, il nome prodotto e i caratteri tipografici utilizzati, la forma, il colore e la pesantezza della bottiglia possono fare la differenza. Capita che un’etichetta elegantissima e raffinatissima non trasmetta i giusti valori perché applicata su una bottiglia troppo leggera, dando dunque un’impressione generale di un vino a basso costo.
Tutti questi accorgimenti sono fondamentali poiché di fatto la bottiglia svolge tantissimi ruoli di comunicazione in luoghi e in situazioni molto differenti. Basta pensarla sugli scaffali dove deve essere scelta tra le altre o in tavola in una cena tra amici dove deve raccontare la sua personalità, la sua identità ma con discrezione. Forse è lo strumento di comunicazione più importante delle cantine vinicole, che ammalia, racconta, e spinge il cliente a conoscere qualcosa di più dell’azienda. Il vino ha una tradizione millenaria con una serie di codici visivi e semantici da considerare e da valutare. Quando si approccia ad un pack, in conclusione, non bisogna mai dimenticare i valori del prodotto, la sua storia e i suoi codici visivi, con un pensiero all’arancia di Munari.
Articolo di repertorio pubblicato dal precedente blog granodesign.it