11 marzo 2013 | Graziano Giacani
Non ho vissuto gli anni del Carosello, ma conosco tantissimi slogan e jingle, la forza comunicativa di quegli sketch pubblicitari era talmente potente che i miei nonni e genitori me li hanno tramandati nei loro modi di dire e nelle risposte spiritose, come ninna nanna, piuttosto che come canzone fischiettata sotto la doccia.
La grossa differenza rispetto agli spot attuali – generati dal nuovo panorama di mercato creato dalle TV commerciali – è il modo di divulgazione: gli spot attuali sono dei “corpi estranei” che irrompono nella programmazione con una violenza tale che lo spettatore è portato a considerarli una fastidiosa scocciatura da sopportare. questo perché la strategia utilizzata dai brand per essere ricordati nel momento dell’acquisto è ripetere il messaggio il più possibile. Al contrario del Carosello, che era un vero e proprio programma televisivo, uno spettacolo ben confezionato, uno show con storie sempre nuove che raccontavono non il prodotto reclamizzato (presente solo in un tempo limitato dalla legge) ma quello che c’è intorno, il beneficio, i canoni estetici e sociali. Il ritorno del format Carosello ha destato tante critiche alcune da me condivise; personalmente credo che per alcuni aspetti abbraccia in pieno il bisogno che i brand hanno di costruire i valori e i credo aziendali in maniera solida, puntando tutto sullo Storytelling, uno stile che ritorna proprio perché evidentemente trova uno spettatore assolutamente predisposto verso il racconto e l’emozione.
Articolo di repertorio pubblicato dal precedente blog granodesign.it